Alla scoperta di Santa Maria della Vita

Alla scoperta di Santa Maria della Vita

Una sera d’autunno, Gabriele D’Annunzio entrò con il padre nella Chiesa di Santa Maria della Vita per ascoltare musica sacra e restò impietrito dinanzi al Compianto di Niccolò dell’Arca: un capolavoro della scultura quattrocentesca. L’opera, all’epoca della sua realizzazione, non venne molto considerata perché realizzata in un materiale ritenuto ‘povero’, mentre oggi è una delle opere più ammirate dai turisti in visita a Bologna, che rimangono incantati dal suo phatos. Ma il complesso di Santa Maria della Vita offre molto altro: svetta sul panorama bolognese la cupola disegnata dal Bibiena, oggi il più importante esempio di Barocco sotto le due torri.
Di fianco alla chiesa si trova l’Oratorio dei Battuti, prezioso modello di primo barocco bolognese e l’unico in città avente architettura sacra e soffitto alla veneziana. L’aspetto attuale dell’oratorio è dovuto ai lavori avvenuti nel Seicento, in piena Controriforma. All’interno, sulla parete opposta all’altare e collocata in una profonda nicchia, si trova un’altra opera scultorea in terracotta che, insieme al Compianto di Niccolò dell’Arca, ha reso celebre il complesso di Santa Maria della Vita: Il transito della Vergine di Alfonso Lombardi, artista ferrarese, che lo realizza tra il 1519 e 1522. Un insieme di 15 figure che assistono all’evento drammatico del funerale della Vergine, descritto nei Vangeli Apocrifi e nella Leggenda di Jacopo da Varagine: si narra come un sacerdote ebreo tentò di rovesciare il feretro e bruciare il corpo, ma venne fermato dall’apparizione di un angelo gli amputò le braccia con una spada. Da notare come nella nicchia appaia il nome del finanziatore dell’opera, il conte Giovanni Pepoli, a testimonianza dello stretto legame tra la Confraternita dei Battuti e una delle più importanti famiglie bolognesi.